Incaricati di realizzare un edificio che ospitasse la mensa per due scuole del quartiere di Möhringen a Stoccarda, gli architetti di «hammeskrause architekten» hanno seguito un iter del tutto innovativo sviluppando assieme agli alunni l’idea di un cuore policromo per il complesso scolastico. Fino ad allora l’area era stata dominata dalla concretezza dei due edifici anni Sessanta: strutture puramente funzionali con tanto cemento e un tetto piano. Dopo aver concepito la forma dell’edificio della mensa, gli architetti hanno coinvolto gli scolari nel restante lavoro di design. L’ufficio scolastico, l’ufficio delle costruzioni civili e gli insegnanti delle due sedi hanno sostenuto la coraggiosa ed audace iniziativa.
«Quando ci accostiamo ai lavori lo facciamo sempre da una certa distanza, con una certa astrazione. Dal globo al continente, al paese, alla città, al quartiere, alla via», così Nils Krause descrive l’approccio del suo studio. Inizialmente, il progetto della mensa presentava una «situazione sensibile» visto che bisognava tener conto di entrambe le scuole con i loro diversi alunni e i diversi indirizzi educativi. Joep Kuys, responsabile del progetto, spiega la sua visione: «Volevamo dare un cuore al campus che battesse per tutti gli alunni. Un ambiente grande, centrale, affacciato sul cortile della scuola e integrato negli spazi verdi, che facesse da completamento spaziale del complesso scolastico.» Con la sua forma particolare, l’edificio sormontato da un tetto a due falde, si inserisce nell’ambiente circostante con valenza archetipica e simbolica. «La struttura consente all’edificio di distinguersi all’interno del complesso sottolineando la diversificazione della sua funzione rispetto a quella didattica. Per questo motivo il tetto e le mura dovevano essere dello stesso materiale. Come un involucro», spiega Joep Kuys. «Volevamo rivestire tutto dello stesso manto: dal pavimento al colmo.»
La forza dei bambini
A questo punto della bozza di progetto è emersa l’opportunità di affidare la scelta cromatica delle scaglie alle mani degli alunni. Divisi in quattro gruppi di dodici alunni provenienti da entrambe le scuole, si è giunti, nel corso di sei workshop, a inventare la facciata come la si vede oggi. Dopo alcune settimane erano scaturite le quattro proposte: “tendone da circo”, “prato fiorito”, “coperta da picnic” e “tuned by letters”. Anche giunti qui si sono cercati insieme nuovi percorsi. Gli alunni hanno discusso i propri lavori, poi ne hanno scelto uno nel quale hanno fatto confluire elementi degli altri. Così la soluzione finale include qualcosa di ciascuna proposta, un elemento di ogni bambino. «È raro che in un progetto di grandi dimensioni si riesca a far funzionare un approccio partecipativo. Tanto più siamo orgogliosi del fatto che in questo caso abbiamo potuto fare questo cammino insieme», racconta Krause.
Forma semplice
La mensa convince con la sua forma semplice e la variopinta facciata con i suoi tanti colori. Sul lato della strada dà il timpano in cemento a vista; il tetto non ha grondaia. L’acqua scende semplicemente scorrendo lungo le pareti. Per la realizzazione dell’allegro involucro esterno è stata impiegata la nei colori speciali giallo ginestra, rosso carminio, verde menta e turchese pastello. In retrospettiva per i due architetti il progetto è stato un successo sensazionale che dimostra quanto si giunga lontano procedendo “insieme”. «Qualche volta ci manca il coraggio di percorrere insieme sentieri nuovi. In questo caso ci siamo riusciti», sottolinea Krause. «Insieme abbiamo dato vita a un edificio in cui si identificano gli alunni di entrambe le scuole. Esso è il frutto dell’esercizio del diritto co-decisionale dei fruitori che si sono anche divertiti a farlo.»
Un puzzle dalle mille tessere
Dei lavori si è incaricata la ditta esecutrice di Simon Altvater. «È stato come fare un puzzle. Dapprima non riuscivamo neppure a immaginare cosa ne dovesse venir fuori», racconta Altvater, che una cosa l’aveva capita fin dal primo momento: non si sarebbe trattato di un lavoro né convenzionale né semplice. Per la posa si è seguito esattamente il progetto. Gli installatori avevano uno schema di come dovessero essere posizionate le scaglie dei vari colori. Il progetto è risultato essere preciso fin nel dettaglio ed è così che è stato realizzato. «Rispetto allo schema abbiamo cambiato un’unica scaglia», rammenta il professionista. Straordinario è stato anche il grande interesse degli alunni. Ad ogni intervallo c’erano sempre dai dieci ai 15 ragazzi che dall’esterno del cantiere osservavano i lavori. In questo modo i ragazzi non solo sono stati coinvolti nella progettazione, ma hanno potuto anche seguire costantemente l’avanzamento del loro progetto.